Customer Experience: significato, esempi e best practice di CX

Un cliente soddisfatto torna, acquista di nuovo e consiglia il brand. Al contrario, un consumatore deluso abbandona e spesso lascia recensioni negative che orientano altri consumatori verso soluzioni alternative e concorrenti. Il modo in cui le aziende gestiscono ogni interazione con i propri clienti ha quindi un impatto diretto su vendite, fiducia e reputazione: il 73% dei consumatori considera l’esperienza d’acquisto un elemento determinante nella scelta di un brand e oltre la metà dei clienti cambia fornitore dopo una sola esperienza negativa. Insomma: un buon prodotto o un servizio efficiente non bastano più, e ciò che distingue davvero un’azienda è la qualità delle interazioni che offre lungo tutto la customer journey, il “come” fa sentire le persone, seguendo i dettami del neuromarketing. In questo articolo analizziamo i principi essenziali della customer experience, i modelli teorici di riferimento e le strategie efficaci per migliorarla; esamineremo inoltre come le aziende misurano la qualità dell’esperienza dei loro clienti e quali tendenze stanno plasmando il settore, aiutando a trasformare una semplice transazione in una relazione che dura nel tempo.

Che cos’è la customer experience

La customer experience, spesso resa con l’acronimo CX, rappresenta l’insieme delle percezioni, emozioni e interazioni che un cliente sviluppa nei confronti di un brand lungo tutto il percorso d’acquisto e oltre. Ogni esperienza, dalla navigazione su un sito web all’assistenza post-vendita, incide sul giudizio complessivo, influenzando la fedeltà del consumatore e la reputazione aziendale.

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Questa dinamica non si limita ai momenti chiave del processo di acquisto, ma comprende ogni contatto con l’azienda, sia diretto che indiretto: è il “come ha fatto sentire” il cliente, che rimane impresso ben più a lungo del prodotto acquistato o del servizio ricevuto. Un’interfaccia intuitiva, una comunicazione chiara e un servizio clienti efficiente sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a generare una CX positiva. D’altro canto, lunghi tempi di attesa, interazioni incoerenti tra i canali e difficoltà nel trovare informazioni possono rapidamente comprometterla.

Secondo Meyer e Schwager (2007), la customer experience non è semplicemente il risultato delle azioni del brand, ma una percezione soggettiva del cliente, basata sulle sue aspettative e sulle emozioni provate durante il percorso. Anche Manning e Bodine (2012) evidenziano la centralità della componente emotiva, suddividendo la CX in tre livelli fondamentali: la capacità del brand di soddisfare i bisogni funzionali del cliente, la facilità di interazione con i suoi strumenti e, al livello più alto, la creazione di un’esperienza coinvolgente e memorabile.

L’attenzione alla CX è oggi una leva strategica per il successo aziendale: sempre più brand investono nella gestione dei touchpoint per offrire esperienze coerenti e ottimizzate, consapevoli che una percezione positiva può trasformarsi in fidelizzazione e passaparola, mentre un’esperienza frustrante porta facilmente all’abbandono del marchio.

Definizione e significato di esperienza del cliente

Il concetto è stato progressivamente affinato nel tempo, con il contributo di differenti approcci teorici. Meyer e Schwager, come detto, la descrivono come la somma delle percezioni individuali che un cliente sviluppa attraverso ogni interazione con un brand, siano esse dirette o indirette. Questo significa che non è solo l’uso di un prodotto o un servizio a determinare l’esperienza complessiva, ma anche il modo in cui il brand comunica, si fa trovare e risolve eventuali problemi.

Manning e Bodine, invece, propongono una visione gerarchica della CX, suddividendola in tre livelli crescenti. Al primo stadio si trova l’elemento funzionale, che riguarda l’efficacia con cui un prodotto o un servizio risponde alle esigenze del cliente. Il secondo livello è legato alla semplicità e all’accessibilità dell’interazione, ossia alla facilità di utilizzo dei canali e alla chiarezza delle informazioni. Il terzo e ultimo livello corrisponde alla componente emotiva: un’azienda che riesce a suscitare emozioni positive e a trasformare un’interazione in un’esperienza memorabile crea un valore distintivo in grado di fidelizzare i clienti nel lungo periodo.

Questa dimensione soggettiva della CX implica che aziende dello stesso settore possano essere percepite in modi completamente diversi, anche a parità di offerta. I fattori che plasmano l’esperienza sono molteplici e comprendono ogni dettaglio, dalla qualità del sito web alla rapidità di risposta dell’assistenza clienti, dalla facilità di un reso all’efficacia delle comunicazioni post-vendita.

In tal senso, si distingue dalla semplice soddisfazione del cliente, perché non è legata solo al rispetto delle aspettative minime, ma alla capacità del brand di superarle e costruire una relazione di fiducia con il consumatore lungo le diverse fasi del funnel di marketing, riducendo gli ostacoli lungo il percorso dalla consapevolezza all’acquisto.

Quali sono le differenze tra customer experience e customer service

Spesso si tende a confondere customer experience e customer service, ma i due concetti coprono ambiti differenti. La CX comprende ogni fase dell’interazione tra cliente e brand, dalla scoperta del prodotto fino alla fase post-vendita, mentre il customer service è un elemento specifico di questo processo, focalizzato sulla gestione delle richieste di assistenza e sulla risoluzione di problemi.

Un cliente può percepire un’ottima customer experience anche senza mai aver avuto bisogno di contattare il servizio clienti. Ad esempio, un e-commerce ben strutturato, con un’interfaccia intuitiva e un processo di acquisto fluido, può garantire un’ottima esperienza d’uso senza richiedere alcun intervento diretto da parte di un operatore. Al contrario, un customer service eccellente può migliorare la percezione generale del brand, ma da solo non è sufficiente a garantire un’esperienza positiva se altri touchpoint presentano criticità.

Un aspetto chiave che distingue i due concetti è il carattere proattivo della CX rispetto alla natura reattiva del customer service. L’esperienza complessiva viene progettata per anticipare esigenze e offrire interazioni fluide, mentre l’assistenza clienti interviene laddove si presentano dubbi o problematiche. In un sistema ben ottimizzato, il customer service dovrebbe rappresentare un’opzione di supporto residuale, piuttosto che uno strumento di gestione costante delle difficoltà.

Per un’azienda, lavorare sulla CX significa ridurre al minimo i punti di frizione, garantendo un’esperienza piacevole su ogni canale. Un’assistenza clienti efficiente resta un fattore determinante nel ridurre l’insoddisfazione in caso di problemi, ma è solo una parte di un ecosistema più ampio in cui ogni dettaglio influisce sulla percezione complessiva del brand.

Qual è la differenza tra Customer Experience e User Experience?

Sempre in tema di concetti che possono essere confusi e che conviene invece conoscere in maniera distinta, andiamo a parlare di Customer Experience e User Experience (UX), che si riferiscono ad aspetti differenti dell’interazione tra un utente e un brand.

La Customer Experience riguarda come visto l’intero percorso del cliente con un’azienda, comprendendo tutti i touchpoint, dall’interazione iniziale fino al post-acquisto. Include la percezione complessiva del brand, la qualità dell’assistenza clienti, la coerenza dell’esperienza attraverso diversi canali e il valore percepito nel tempo.

La User Experience, invece, si concentra sull’esperienza d’uso di un prodotto o servizio specifico. Si riferisce all’interfaccia utente, alla facilità di navigazione su un sito web, all’usabilità di un’applicazione o alla fluidità dell’interazione con una piattaforma digitale. L’obiettivo della UX è rendere l’utilizzo di un prodotto il più intuitivo, semplice e piacevole possibile.

In breve:

  • CX è un concetto più ampio, che include tutti gli aspetti dell’interazione con il brand, mentre UX si focalizza su elementi specifici dell’interazione con un prodotto digitale.
  • La CX comprende la UX e va oltre, includendo anche fattori come l’assistenza clienti, il marketing e la percezione complessiva del brand.
  • La UX è legata a funzionalità e usabilità, mentre la CX include anche aspetti emotivi e relazionali dell’esperienza cliente.

Un esempio pratico di questa distinzione: un e-commerce ben progettato, con una navigazione intuitiva e un checkout rapido, offre una buona UX. Tuttavia, se i tempi di consegna sono lunghi, il servizio clienti è inefficiente e il post-acquisto è deludente, la CX complessiva ne risulterà compromessa.

La CX nel digitale e nel retail tradizionale

L’esperienza del cliente assume caratteristiche differenti a seconda del contesto in cui si sviluppa. Nel mondo digitale, la CX è influenzata da elementi come la velocità del sito, la chiarezza dei processi di acquisto e l’efficacia degli strumenti di supporto automatico. Un e-commerce ben progettato, con suggerimenti personalizzati e un’interfaccia intuitiva, facilita la conversione e riduce l’abbandono del carrello. Anche la gestione della logistica e dei resi rientra tra i fattori critici: tempi di consegna prevedibili e politiche di restituzione semplici migliorano la fiducia del cliente.

Nel retail tradizionale, invece, entra in gioco l’interazione diretta tra il consumatore e lo spazio fisico del negozio. L’accoglienza da parte dello staff, la disposizione degli scaffali e l’atmosfera generale contribuiscono a formare l’impressione complessiva sul brand. I clienti apprezzano un servizio rapido e orientato alle loro esigenze, la possibilità di provare i prodotti prima dell’acquisto e dettagli che rendano più confortevole l’esperienza in negozio.

Negli ultimi anni, molte aziende hanno integrato l’esperienza digitale con quella fisica, sviluppando strategie omnicanale, e l’integrazione tra i vari touchpoint è diventata essenziale per garantire una customer experience coerente e personalizzata. Sistemi come il click-and-collect, che consente di acquistare online e ritirare in negozio, oppure strumenti di assistenza virtuale collegati ai punti vendita, permettono di offrire un’esperienza senza interruzioni. Le tecnologie di realtà aumentata, utilizzate per provare virtualmente un prodotto prima di acquistarlo, sono un ulteriore esempio di come i confini tra digitale e retail stiano diventando sempre più fluidi.

Perché è importante la customer experience

Oggi le aspettative dei clienti sono in costante evoluzione e la qualità dell’esperienza offerta ha un impatto diretto sui risultati di business: una CX efficace non solo favorisce la fidelizzazione e aumenta le conversioni, ma riduce anche il tasso di abbandono e migliora customer retention e brand loyalty, consolidando il valore del cliente nel tempo.

Diversi studi dimostrano l’effetto concreto di un’esperienza cliente ben gestita. Secondo un rapporto di PwC, il 73% dei consumatori considera determinante la qualità dell’esperienza d’acquisto, al punto da preferirla al prezzo in fase decisionale. Allo stesso tempo, Zendesk evidenzia che oltre il 50% degli utenti cambia immediatamente brand dopo una sola esperienza negativa.

Le aziende che pongono la CX al centro delle proprie strategie ottengono migliori performance economiche, maggiore notorietà e un vantaggio competitivo sostenibile. In un mercato sempre più saturo, dove le differenze tra prodotti e servizi sono spesso minime, creare un’esperienza positiva diventa un elemento distintivo che può influenzare in modo determinante le scelte dei consumatori.

Per citare altri dati rilevanti, il Global Customer Experience Benchmarking Report (GCXBR) di NTT segnala che il 90% delle organizzazioni riconosce che offrire una CX eccellente ha un impatto diretto sul profitto, con aziende che riportano un aumento medio del 20% nei ricavi annuali.

Questa trasformazione ha già portato molte aziende a ripensare radicalmente la propria value proposition, adottando un approccio cliente-centrico. Questo percorso inizia dall’ascolto della Voice of Customer (VoC), cioè delle opinioni, aspettative e desideri espressi dai clienti, e si traduce in una riorganizzazione delle strategie aziendali per soddisfare un insieme di esigenze che vanno oltre il singolo acquisto.

Impatto sul business e sulla fidelizzazione dei clienti

Una strategia efficace non si limita a rispondere alle esigenze del consumatore, ma cerca di anticiparle e superarle: ciò si traduce in risultati misurabili, tra cui un aumento della fedeltà, una maggiore propensione agli acquisti ripetuti e una riduzione del churn rate, ovvero il tasso di abbandono dei clienti. Quando un’azienda riesce a costruire un’interazione fluida e soddisfacente, i consumatori sviluppano un legame emotivo con il brand, che li porta a preferirlo nel tempo rispetto alla concorrenza.

I numeri confermano questa tendenza. Secondo il Customer Experience Trends Report di Zendesk, le aziende con un’elevata qualità della CX ottengono fino a un 60% in più di vendite ricorrenti rispetto a quelle che offrono un’esperienza inferiore. Anche il Net Promoter Score (NPS), un indicatore chiave che misura la probabilità che un cliente consigli un’azienda, cresce significativamente quando la customer experience è ben gestita.

La soddisfazione dell’esperienza d’acquisto incide anche sulla spesa media dei clienti. McKinsey ha rilevato che i clienti fedeli a un brand spendono fino al 140% in più rispetto ai nuovi acquirenti, aumentando il CLV, ovvero il valore a lungo termine del consumatore.

Al contrario, esperienze negative portano effetti immediati e concreti sul business: ad esempio, è stato stimato che recuperare un cliente perso costa fino a cinque volte di più rispetto a mantenerne uno esistente.

Differenziazione competitiva in mercati saturi

Tutto questo assume un valore ancora superiore in settori in cui i prodotti e i prezzi sono simili tra i concorrenti, e dove quindi la vera discriminante nella scelta del consumatore diventa proprio la qualità dell’esperienza offerta. Oggi le persone non acquistano più solo un prodotto, ma il valore complessivo dell’interazione con il brand, che include aspetti come la facilità di acquisto, la personalizzazione delle offerte, la qualità dell’assistenza e il senso di appartenenza che riesce a trasmettere.

Secondo una ricerca di Gartner, l’80% delle aziende considera la customer experience il principale terreno di competizione nel proprio settore, ancor più del prezzo o della qualità del prodotto. Questo indica che le aziende capaci di offrire esperienze memorabili attraggono nuovi clienti e li fidelizzano in un modo che va oltre le leve di marketing tradizionali. Per mantenere un vantaggio competitivo in mercati saturi le aziende devono analizzare i competitor e riuscire anche a sfruttare l’analisi SWOT, che permette di identificare opportunità e minacce nel contesto di mercato e progettare una strategia differenziante efficace.

Esempi concreti dimostrano come la CX sia diventata un vantaggio competitivo chiave. Oltre che sulla qualità dei suoi dispositivi, Apple ha costruito il proprio successo sull’esperienza complessiva legata al brand, che comprende il design intuitivo dei prodotti, l’assistenza personalizzata negli Apple Store e la fluidità dell’ecosistema software. Allo stesso modo, Amazon ha trasformato l’e-commerce puntando su un’esperienza di acquisto senza attriti, con processi di pagamento immediati, consegne rapide e un customer service altamente efficiente.

La differenziazione basata sulla CX permette alle aziende di ottenere un posizionamento di valore più forte sul mercato. Quando i clienti associano un brand a un’esperienza fluida, piacevole e affidabile, sviluppano una propensione a pagare anche di più per quel servizio, aumentando il margine di guadagno per l’azienda.

Effetto sulla brand reputation e sul passaparola

Oltre a influenzare direttamente vendite e fidelizzazione, la customer experience ha un impatto significativo sulla brand reputation. Oggi come clienti abbiamo strumenti immediati per condividere le opinioni, attraverso recensioni, social media e forum di settore. Un’esperienza positiva può generare promozione spontanea e gratuita, mentre un’interazione negativa può diffondersi velocemente, danneggiando l’immagine dell’azienda.

Secondo BrightLocal, il 91% delle persone consulta recensioni online prima di effettuare un acquisto, e una valutazione negativa può scoraggiare potenziali clienti ancora prima che decidano di interagire con il brand. Un solo errore nella gestione del rapporto con il cliente può costare caro: una ricerca condotta da PwC evidenzia che il 32% dei consumatori abbandona un’azienda dopo un’unica esperienza negativa, indipendentemente dalla qualità del prodotto o del servizio offerto.

La comunicazione sui social amplifica ulteriormente questi effetti. Le aziende che riescono a costruire un legame solido con la loro community beneficiano di un passaparola positivo, che le aiuta a consolidare la propria autorevolezza sul mercato. Al contrario, un cliente insoddisfatto può facilmente trasformarsi in un detrattore, diffondendo opinioni negative che possono danneggiare la fiducia di altri consumatori.

Brand come Netflix e Starbucks hanno puntato molto sulla costruzione di una relazione solida con il proprio pubblico. Netflix utilizza tecnologie avanzate per personalizzare l’offerta di contenuti in base alle preferenze degli utenti, migliorando la percezione del servizio. Starbucks, invece, ha trasformato il semplice acquisto di un caffè in un’esperienza distintiva, basata sulla qualità del servizio nei negozi fisici e su un’app intuitiva che facilita gli ordini e le promozioni fedeltà.

Proteggere e rafforzare la reputazione aziendale richiede quindi un’attenzione costante alla CX. Ascoltare i feedback dei clienti, rispondere tempestivamente a critiche e lamentele e garantire coerenza nell’esperienza utente sono tutte strategie che permettono alle aziende di mantenere un’immagine solida e affidabile nel tempo.

Chi si occupa della customer experience

Vista la sua complessità, la gestione della customer experience non può essere e non è compito di un singolo reparto, ma il risultato di un coordinamento trasversale tra diverse funzioni aziendali. Ogni interazione con il brand contribuisce a modellare la percezione del cliente, dalla scoperta del brand fino al post-acquisto, ed è quindi essenziale che marketing, vendite, supporto clienti e sviluppo prodotto lavorino in sinergia.

Mentre in passato la CX era vista come un elemento di secondaria importanza, oggi è un asset strategico che richiede una leadership chiara e una gestione strutturata. Le aziende hanno iniziato a creare ruoli specifici, affidando la supervisione dell’intero processo a figure come il Customer Experience Manager e il Customer Success Manager, che operano in stretta collaborazione con specialisti di UX, marketing e assistenza clienti.

Un coordinamento efficace consente di garantire esperienze fluide e coerenti, anticipando le esigenze dei consumatori e mantenendo un livello elevato di soddisfazione lungo tutto il loro percorso.

Le figure professionali coinvolte

La qualità della customer experience dipende dall’integrazione di più competenze all’interno dell’azienda e dall’allineamento di tutte queste funzioni. Se i team lavorano in modo disconnesso, il cliente percepirà un’esperienza frammentata e poco coerente. Per questo motivo, molte aziende adottano un modello di Customer Experience Management (CXM) strutturato e centralizzato: alcune figure lavorano in prima linea, interagendo direttamente con i clienti, mentre altre si occupano della progettazione delle esperienze e della gestione strategica dei touchpoint.

  • Customer Experience Manager (CEM)

Questa figura ha il compito di monitorare e ottimizzare l’esperienza utente su tutti i canali. Coordina i diversi team coinvolti nella CX, analizza dati sui clienti, raccoglie feedback e propone strategie per migliorare l’interazione con il brand. Il suo obiettivo è garantire una visione unificata della customer experience e intervenire tempestivamente su eventuali criticità.

  • UX Designer

Il ruolo dell’User Experience Designer è cruciale nel contesto digitale: progetta interfacce intuitive, migliora la navigazione sui siti web o sulle app e ottimizza l’usabilità dei touchpoint digitali. Un’esperienza utente scadente può compromettere l’intero percorso del cliente, quindi il lavoro dei designer è essenziale per offrire interazioni fluide e senza frizioni.

  • Customer Success Manager (CSM)

A differenza del Customer Service, che interviene in risposta a problemi specifici, il Customer Success Manager lavora in modo proattivo per garantire che i clienti ottengano il massimo valore dai prodotti o servizi acquistati. Questo ruolo è particolarmente importante nei modelli subscription-based, come il SaaS, dove la fidelizzazione gioca un ruolo chiave nella crescita aziendale.

  • Marketing e comunicazione

Il team marketing ha un impatto diretto sulla CX, in quanto cura le interazioni iniziali con il brand. Dalla creazione di campagne personalizzate alla gestione delle community sui social, ogni azione di marketing contribuisce a modellare le aspettative del cliente e a determinarne le decisioni d’acquisto.

  • Vendite e Customer Support

I reparti vendite e assistenza clienti sono punti di contatto fondamentali tra il brand e il consumatore. Un team commerciale efficace non si limita a vendere un prodotto, ma costruisce relazioni, ascolta bisogni e propone soluzioni personalizzate. Allo stesso modo, un servizio clienti rapido e competente influisce in modo significativo sulla percezione del marchio, trasformando anche un problema in un’esperienza positiva.

  • Sviluppo prodotto e IT

Un prodotto ben progettato è alla base di una customer experience eccellente. Il team di sviluppo lavora per migliorare le funzionalità, risolvere problemi tecnici e implementare nuove tecnologie che arricchiscono l’esperienza del cliente. La collaborazione tra sviluppo e UX è essenziale per garantire un prodotto intuitivo e user-friendly.

Che cos’è il Customer Experience Management (CXM)

Come dicevamo, oggi si è diffuso un approccio strategico che consente alle aziende di monitorare, misurare e ottimizzare costantemente l’esperienza del cliente su tutti i canali, il Customer Experience Management; a differenza della semplice gestione della customer service, il CXM si concentra sull’intero ciclo di vita del cliente, con l’obiettivo di creare interazioni fluide e coerenti.

Un sistema di CXM efficace si basa su tre pilastri fondamentali:

  • Raccolta e analisi dei dati – Il primo passo è comprendere come i clienti interagiscono con il brand, quali sono i loro punti di frustrazione e dove si verificano le principali criticità. Strumenti come survey, recensioni online e analisi del comportamento utente aiutano a raccogliere queste informazioni.
  • Personalizzazione e automazione – Un CXM avanzato sfrutta la tecnologia per personalizzare le interazioni. Attraverso l’intelligenza artificiale e la segmentazione comportamentale, le aziende possono inviare comunicazioni mirate e fornire un supporto più efficace, migliorando il coinvolgimento del cliente.
  • Ottimizzazione continua – La customer experience non è statica, ma va continuamente adattata in base ai feedback e ai cambiamenti di mercato. Un buon CXM prevede test regolari, aggiornamenti ai processi e implementazione di nuove soluzioni tecnologiche per migliorare l’esperienza complessiva.

Le aziende che investono in CXM non si limitano a risolvere i problemi quando si presentano, ma lavorano in modo proattivo, anticipando le esigenze dei clienti e riducendo le possibili frizioni nel percorso d’acquisto.

Un esempio concreto di Customer Experience Management è rappresentato dai sistemi CRM (Customer Relationship Management), che permettono di tracciare tutte le interazioni dei clienti con l’azienda, centralizzando i dati per migliorare la personalizzazione del servizio.

I vantaggi di una strategia di customer experience ben gestita

Una customer experience ben progettata è un fattore che influenza direttamente le metriche di business: in breve, aziende che investono nella CX registrano maggiori tassi di engagement, una clientela più fedele e una riduzione significativa dell’abbandono, con impatti tangibili sul fatturato.

Diversi studi dimostrano che l’esperienza del cliente è ormai un elemento chiave per la competitività. McKinsey ha rilevato che la ottimizzazione della CX – che si chiama Customer Experience Optimization – può portare a un aumento delle entrate fino al 15% e a una riduzione del costo del servizio clienti del 20%, mentre altri studi indicano che l’86% dei consumatori sono disposti a pagare di più per un’esperienza migliore, dimostrando come la qualità dell’interazione possa diventare un driver di valore economico.

Questi risultati sono particolarmente evidenti nelle realtà che adottano un approccio strutturato, analizzando ogni touchpoint e intervenendo in modo proattivo per migliorare la relazione con il cliente.

Aumento dell’engagement e della fidelizzazione

Un’esperienza coinvolgente genera un legame più forte tra il cliente e l’azienda, aumentando l’engagement e il tasso di fidelizzazione. Più un consumatore percepisce coerenza, qualità e considerazione durante le interazioni con il brand, più sarà incline a sceglierlo in modo ricorrente.

Un aspetto chiave della CX è la personalizzazione delle interazioni: gli utenti si aspettano offerte, comunicazioni e servizi su misura in base alle loro preferenze e al loro storico d’acquisto. Secondo Salesforce, il 66% dei clienti si aspetta che le aziende comprendano le loro esigenze e preferenze individuali, e l’80% è più propenso a effettuare acquisti da brand che offrono esperienze personalizzate.

Esempi concreti dimostrano i vantaggi di una strategia CX mirata. Starbucks, attraverso il suo programma di fidelizzazione digitale integrato con la sua app mobile, ha aumentato il tasso di ritenzione dei clienti e il valore medio dello scontrino del 20%. Anche aziende come Amazon sfruttano strategie basate sull’engagement, proponendo consigli d’acquisto personalizzati che incentivano il ritorno sulla piattaforma.

Migliorare la CX quindi non significa solo soddisfare un’esigenza momentanea, ma costruire una relazione che si consolida nel tempo. Se un cliente si sente coinvolto e apprezzato, sarà meno incline a valutare alternative e più propenso a diventare un promotore del brand, contribuendo ad aumentare il valore percepito dell’azienda.

Incremento delle conversioni e riduzione dell’abbandono

L’impatto sulle conversioni è particolarmente evidente nel settore e-commerce e nei servizi digitali, dove ogni ostacolo incontrato nel percorso di acquisto può tradursi in un mancato guadagno per l’azienda. Processi d’acquisto complessi, pagine di checkout poco intuitive o lunghe attese nel servizio clienti sono tra le principali cause di abbandono.

Secondo il Baymard Institute, il 69% dei carrelli viene abbandonato prima di completare un acquisto e una delle principali cause è un’esperienza utente frustrante. Un design chiaro, un percorso d’acquisto semplificato e un’assistenza istantanea possono ridurre questo fenomeno e impattare direttamente sul tasso di conversione, riducendo le probabilità di una mancata finalizzazione dell’acquisto. Strategie di remarketing mirate possono inoltre aiutare a recuperare carrelli abbandonati, incentivando il completamento della transazione.

Numerose aziende hanno registrato un aumento del tasso di conversione ottimizzando la customer experience. Zappos, nota per il suo servizio clienti rapido e personalizzato, ha aumentato la soddisfazione e ridotto il tasso di resi grazie alla sua politica di assistenza ultra-flessibile. Anche nel marketing digitale per l’ospitalità, servizi come Airbnb hanno migliorato il tasso di prenotazione investendo in una UX intuitiva e in servizi di assistenza a basso attrito .

Un elemento determinante nel ridurre l’abbandono è la gestione proattiva della CX: fornire anticipatamente risposte ai dubbi dei clienti, ottimizzare il supporto e personalizzare le offerte incentiva gli utenti a completare il loro percorso.

Migliorare la conversione equivale a ridurre gli ostacoli e le frizioni che possono interrompere l’esperienza del cliente, permettendo alle aziende di massimizzare il valore di ogni interazione.

Effetti sul Customer Lifetime Value

Una customer experience efficace ha un impatto diretto sul CLV, perché incentiva la ripetizione degli acquisti e crea un rapporto duraturo tra azienda e consumatore.

I clienti fidelizzati non solo continuano ad acquistare dallo stesso brand, ma nel tempo hanno un valore economico maggiore rispetto ai nuovi acquirenti. Secondo McKinsey, i clienti soddisfatti hanno una probabilità di effettuare un riacquisto fino al 90% più alta rispetto a quelli che hanno avuto esperienze negative.

Un esempio di strategia efficace sull’aumento della CLV è rappresentato da Netflix, che investe nella personalizzazione e nell’ottimizzazione costante dell’esperienza utente per mantenere gli abbonati più a lungo. La piattaforma propone contenuti su misura in base ai comportamenti di visione, riducendo il tasso di cancellazione degli utenti.

Anche le compagnie aeree e le catene alberghiere sfruttano programmi di fidelizzazione orientati alla CX per aumentare il valore del cliente nel tempo. Delta Airlines ha registrato un incremento della CLV grazie all’introduzione di vantaggi esclusivi per i frequent flyer, offrendo esperienze premium ai clienti più fedeli.

Una customer experience ben gestita crea non solo un maggior numero di interazioni positive con il brand, ma una maggiore predisposizione del cliente a rimanere e a generare ulteriore valore. Questo effetto si amplifica attraverso il passaparola e il coinvolgimento della community, creando un modello di crescita sostenibile basato sulla soddisfazione a lungo termine.

I principi fondamentali della customer experience

Una customer experience efficace si basa su alcuni principi fondamentali che permettono alle aziende di offrire interazioni fluide, coinvolgenti e prive di ostacoli. La qualità del prodotto o del servizio non è più sufficiente per garantire la fedeltà dei clienti: ciò che fa la differenza è come e quanto il brand riesce a comprendere e rispondere alle loro esigenze.

Tre aspetti risultano particolarmente determinanti nel migliorare la percezione dell’esperienza: la personalizzazione delle interazioni, la coerenza tra i diversi touchpoint e la semplicità dei processi. Se ben sviluppati, questi elementi non solo aumentano il livello di soddisfazione del cliente, ma incentivano il ritorno e il passaparola positivo, creando un vantaggio competitivo duraturo.

Le aziende che adottano un approccio strutturato a questi principi ottengono maggiore engagement e conversione, oltre a una significativa riduzione dell’abbandono. L’obiettivo finale è garantire a ogni cliente un percorso privo di ostacoli, con interazioni coerenti e personalizzate in base ai suoi comportamenti e preferenze.

Personalizzazione delle interazioni

La personalizzazione è uno dei pilastri fondamentali: lo abbiamo detto, oggi i clienti si aspettano esperienze su misura, che tengano conto delle loro preferenze e dei loro comportamenti di acquisto. Un brand che riesce ad anticipare i bisogni del consumatore e a offrire contenuti, offerte o soluzioni in linea con le sue esigenze crea un legame più forte, aumentando il coinvolgimento e la fedeltà nel tempo.

Secondo una ricerca, il 76% dei consumatori si sente frustrato quando riceve offerte o comunicazioni generiche, mentre l’80% è più propenso ad acquistare da brand che personalizzano la loro esperienza, e quindi la segmentazione dei clienti in base ai dati è essenziale per aumentare il valore percepito dell’interazione.

Le aziende possono implementare la personalizzazione sfruttando diversi strumenti e metodologie. I sistemi di machine learning e intelligenza artificiale generativa permettono, ad esempio, di analizzare il comportamento passato di un cliente e prevedere la sua propensione ad acquistare determinati prodotti. Alcuni e-commerce, come Amazon e Zalando, suggeriscono articoli basati sulla cronologia di navigazione, aumentando la probabilità di conversione.

Anche il settore della customer service ha adottato strategie basate sulla personalizzazione. Assistenze clienti avanzate utilizzano i dati per offrire soluzioni mirate, evitando che l’utente debba ripetere informazioni già fornite. Netflix applica questo principio nel settore dell’intrattenimento, proponendo contenuti in base agli interessi e allo storico di visione dell’utente , migliorando l’engagement e la retention.

L’utilizzo di dati in modo etico e trasparente è un aspetto cruciale della personalizzazione. Uno sfruttamento invasivo delle informazioni può portare a un effetto opposto, suscitando diffidenza anziché fiducia. Per questo le aziende devono trovare un equilibrio tra offrire vantaggi reali e rispettare la privacy dell’utente, adottando pratiche di data governance chiare e conformi alle normative.

Coerenza e omnicanalità

Negli ultimi anni, il modello di interazione con i brand è diventato sempre più frammentato e distribuito tra diversi canali: un cliente può iniziare un’interazione tramite un annuncio pubblicitario, proseguirla visitando il sito web, contattare il servizio clienti via chat e completare l’acquisto in un negozio fisico. Se l’esperienza in ciascun canale è incoerente e disconnessa, la percezione complessiva del brand ne risente negativamente.

L’omnicanalità è la capacità di sincronizzare e integrare tutti i touchpoint in un unico ecosistema fluido e coerente. Non si tratta solo di essere presenti su più piattaforme, ma di garantire che ogni interazione sia collegata e continui senza interruzioni, indipendentemente dal punto di contatto scelto dall’utente. Deloitte ha rilevato che le aziende con strategie omnicanale registrano un incremento della fidelizzazione del 91% rispetto alle aziende che operano in modo disconnesso.

Uno degli esempi più noti di omnicanalità efficace è quello di Zara, che ha integrato l’esperienza online con quella in-store, consentendo ai clienti di verificare la disponibilità dei prodotti nei negozi fisici in tempo reale e di effettuare ordini direttamente dal punto vendita tramite app. Starbucks ha implementato un sistema simile, permettendo ai clienti di ordinare tramite l’app e ritirare la loro bevanda senza dover attendere in fila, garantendo un’esperienza fluida tra digitale e fisico.

L’omnicanalità si applica anche al servizio clienti. Marchi come Apple e Sephora hanno reso possibile interrompere e riprendere una conversazione con l’assistenza su diversi canali senza perdere il filo, per evitare la frustrazione del cliente che deve ripetere ogni volta le stesse informazioni, rendendo l’interazione più naturale ed efficace.

Per i brand che vogliono implementare una strategia omnicanale efficace, è fondamentale:

  • Centralizzare le informazioni del cliente in un unico sistema accessibile a tutti i team.
  • Assicurare la coerenza dei messaggi e delle offerte su tutti i canali, evitando variazioni nei prezzi o nelle promozioni tra online e offline.
  • Facilitare la continuità dell’esperienza, consentendo ai clienti di spostarsi tra piattaforme senza perdere dati o progressi.

Un’esperienza cliente coerente e omnicanale riduce il tasso di abbandono, aumenta la fiducia nei confronti del marchio e migliora la percezione dell’affidabilità aziendale.

Velocità e semplicità

Eppure, esperienze coinvolgenti e personalizzate potrebbero anche non bastare, perché i clienti “pretendono” anche che ogni interazione sia rapida, intuitiva e senza ostacoli. Tempi di attesa lunghi, processi d’acquisto complessi e percorsi poco chiari riducono la soddisfazione e aumentano la probabilità che un cliente abbandoni il brand.

Secondo una ricerca di HubSpot, il 90% dei clienti considera una risposta immediata da parte di un’azienda un fattore essenziale nella scelta di un brand. Se l’acquisto o la richiesta di supporto diventano processi lenti o macchinosi, il consumatore cerca rapidamente alternative più efficienti.

Le aziende che hanno investito sulla velocità e sull’intuitività hanno ottenuto risultati concreti. Amazon ha ottimizzato il processo di checkout con l’opzione “Acquista ora”, riducendo drasticamente il numero di passaggi per completare un ordine , migliorando la conversione e riducendo l’abbandono del carrello. McDonald’s ha introdotto il sistema di ordini digitali self-service nei ristoranti, consentendo ai clienti di ricevere il loro ordine più rapidamente e senza errori.

Anche nel customer service la velocità è determinante. Chatbot avanzati e assistenza in real-time permettono di risolvere richieste di supporto senza costringere il cliente ad attendere ore per ricevere una risposta. WhatsApp Business e le live chat integrate nei siti aziendali riducono drasticamente i tempi di gestione delle richieste, aumentando la soddisfazione dell’utente.

Semplificare i processi significa rimuovere ogni barriera inutile nel percorso del cliente, eliminando passaggi superflui tra la decisione d’acquisto e il completamento dell’interazione. Questo non solo migliora l’efficienza operativa, ma trasforma l’esperienza complessiva in qualcosa di più naturale e immediato

I modelli e le teorie della customer experience

L’idea di customer experience come disciplina autonoma ha origine nei primi anni 2000, quando il concetto di esperienza del cliente ha iniziato a essere considerato un asset strategico per le aziende. Tuttavia, le radici di questa teoria risalgono a molti decenni prima, quando le prime forme di marketing esperienziale cominciavano a prendere piede.

Il termine venne formalizzato da Meyer e Schwager nel 2007, descritto come la percezione soggettiva che un cliente sviluppa nel tempo attraverso le interazioni con un brand. Il cambiamento rispetto alle strategie di marketing tradizionali fu netto: mentre un tempo si puntava solo su prodotto e prezzo, la CX introduceva una nuova prospettiva, sottolineando che le emozioni e il valore percepito sono determinanti per la fidelizzazione e il successo di un’azienda .

Con il consolidarsi del concetto sono stati elaborati diversi modelli teorici per schematizzare e misurare l’esperienza del cliente, da cui nascono le formule, le regole e le strutture gerarchiche che oggi vengono utilizzate per interpretare e ottimizzare la relazione tra brand e consumatori.

Esaminando i principali framework sulla CX emerge un filo conduttore comune: tutte le teorie condividono l’idea che l’esperienza del cliente sia composta da più elementi, ognuno dei quali influenza la percezione complessiva. Alcuni modelli, come la Piramide di Manning e Bodine, analizzano le emozioni e il valore percepito, mentre altri, come le 4 C della CX, si concentrano su fattori pratici e funzionali . Il modello dei 6 pilastri di KPMG, invece, combina aspetti psicologici e operativi, fornendo un approccio più completo alla gestione dell’esperienza.

Questa varietà di schemi evidenzia un punto centrale: la customer experience non è un concetto statico, ma un sistema in continua evoluzione, che combina elementi emozionali, razionali e operativi per costruire un’interazione efficace tra brand e clienti.

Il modello della Piramide di Manning e Bodine

Uno dei framework più utilizzati per descrivere la struttura dell’esperienza del cliente è la Piramide di Manning e Bodine, proposta nel 2012, che aiuta le aziende a mappare la customer experience, consentendo loro di identificare le criticità e migliorare progressivamente ogni livello.

Secondo questo modello, la customer experience può essere suddivisa in tre livelli gerarchici, che rappresentano le diverse esigenze del consumatore durante l’interazione con un brand.

  1. Livello funzionale – Il primo livello della piramide riguarda la capacità del brand di rispondere alle esigenze primarie del cliente. Si tratta dell’aspetto più basico della CX: il prodotto o servizio offerto deve essere conforme alle aspettative minime dell’utente e deve soddisfare un bisogno reale. Ad esempio, un e-commerce deve garantire che l’ordine venga processato correttamente e che il prodotto sia conforme alla descrizione. Senza una base solida, qualsiasi strategia di customer experience avanzata risulterebbe inefficace.
  2. Livello dell’accessibilità – Il secondo gradino della piramide fa riferimento alla facilità di interazione tra cliente e brand. Non basta che un prodotto sia valido, deve anche essere facile da acquistare, usare e capire. Nell’ambito digitale, questo significa offrire un sito intuitivo, processi di pagamento semplificati e assistenza clienti immediata. Nei negozi fisici, invece, questo livello riguarda l’organizzazione degli spazi, la chiarezza delle informazioni e la disponibilità del personale di supporto.
  3. Livello emozionale – L’ultimo e più elevato livello della piramide è rappresentato dalle emozioni e dal coinvolgimento del cliente nel rapporto con il brand. Questo passa attraverso esperienze memorabili, personalizzazione e un senso di appartenenza. Brand di successo, come Disney o Apple, lavorano proprio su questo aspetto, creando un forte impatto emotivo che trasforma i consumatori in veri e propri ambassador del marchio.

Le 4 C della customer experience

Oltre alle tradizionali regole delle 4 P del marketing (Prodotto, Prezzo, Punto Vendita, Promozione), nel contesto della customer experience è stato sviluppato un nuovo modello basato sulle 4 C, che si concentra maggiormente sulle esigenze e sulle percezioni del cliente.

  1. Consumer (Consumatore) – Al centro della CX deve esserci il cliente, non più il prodotto. Questo significa che le aziende devono partire dai bisogni reali dei consumatori per progettare esperienze di valore. Lo studio delle abitudini di acquisto, delle aspettative e delle emozioni associate all’interazione con il brand è essenziale per creare un percorso efficace.
  2. Cost (Costo percepito) – Il prezzo non è più il solo elemento determinante nella decisione d’acquisto. Oggi i clienti valutano altri fattori, come il tempo impiegato per finalizzare un acquisto, la semplicità della transazione e il livello di fiducia nel brand. Un’esperienza frustrante, con processi di pagamento complicati o costi extra inaspettati, può vanificare completamente l’efficacia di una strategia commerciale.
  3. Convenience (Comodità e accessibilità) – La customer experience deve essere fluida e priva di ostacoli. Tempi di attesa lunghi, assistenza clienti poco efficiente e processi d’acquisto complessi abbassano il valore percepito del brand. Le aziende devono garantire un’interazione senza frizioni su tutti i canali, assicurando che il cliente possa concludere il proprio percorso nel modo più semplice possibile.
  4. Communication (Comunicazione efficace) – Il dialogo tra brand e consumatore deve essere chiaro, personalizzato e coerente su tutti i touchpoint. Un brand che comunica in modo disorganizzato genera confusione e perdita di fiducia nel cliente. Dalla pubblicità alle risposte date dall’assistenza clienti, ogni messaggio deve essere allineato per offrire un’esperienza uniforme.

I 6 pilastri della customer experience

Il modello di KPMG identifica sei dimensioni chiave che determinano la qualità della customer experience, ovvero 6 pilastri che rappresentano le leve più importanti per costruire un’interazione cliente-centrica efficace e sostenibile, perché aiutano le aziende a lavorare su un equilibrio tra emozioni, fiducia e semplicità dell’interazione.

  1. Personalizzazione – Un’esperienza su misura aumenta il coinvolgimento e rafforza la relazione con il brand. Impiegare dati e strumenti di AI per anticipare le preferenze dei clienti è oggi una strategia essenziale per molte aziende.
  2. Integrità – La fiducia è un aspetto cruciale della CX. I consumatori scelgono brand che dimostrano trasparenza, affidabilità e rispetto degli impegni presi.
  3. Risoluzione – Quando i problemi emergono, il modo in cui vengono gestiti ha un enorme impatto sulla percezione del brand. La rapidità e l’efficienza nella risoluzione delle difficoltà migliorano la fedeltà del cliente.
  4. Aspettative – I brand devono garantire che le promesse fatte ai clienti siano realistiche e vengano rispettate in ogni fase dell’interazione. Disattendere le aspettative può minare seriamente la reputazione aziendale.
  5. Tempo e impegno – Rendere l’esperienza il più semplice possibile riduce lo sforzo richiesto al cliente. La logistica, il customer service e il processo d’acquisto devono essere ottimizzati per minimizzare inutili complicazioni.
  6. Empatia – Capire e anticipare i bisogni del consumatore crea una connessione emotiva con il brand, migliorando la fidelizzazione.

Come misurare la customer experience

Altro elemento basilare per una strategia di customer experience efficace sono i dati: la misurazione della CX non può basarsi solo su intuizioni o feedback generici, ma richiede strumenti oggettivi che permettano alle aziende di valutare il livello di soddisfazione dei clienti, identificare punti critici nel percorso utente e implementare miglioramenti mirati.

Per ottenere un quadro chiaro delle interazioni tra brand e consumatori possiamo usare specifici KPI che forniscono dati quantitativi su esperienza, fedeltà e percezione del servizio. Le aziende che adottano un monitoraggio costante possono non solo prevenire eventuali problemi, ma anche ottimizzare strategie di marketing, assistenza e vendita in base ai dati concreti raccolti.

L’uso di strumenti avanzati di customer analytics, combinato con una valutazione attenta dei feedback dei clienti, consente di trasformare l’esperienza utente in un vantaggio competitivo.

Indicatori chiave e KPI principali

Per comprendere come i clienti percepiscono il brand possiamo usare metriche standardizzate, in grado di fornire indicazioni precise sul livello di soddisfazione, sul grado di fedeltà e sulla facilità di interazione con l’azienda. In particolare, tra i principali KPI della customer experience ritroviamo NPS, CSAT e CES, attraverso cui possiamo ottenere una visione chiara della customer experience, identificando sia le aree in cui i clienti si sentono più coinvolti, sia i punti critici che possono causare frustrazione o abbandono.

  • Net Promoter Score (NPS)

Questo indicatore misura la probabilità che un cliente consigli un’azienda ad altri. Si basa su una domanda semplice: “Su una scala da 0 a 10, quanto è probabile che tu consigli il nostro brand a un amico o collega?” . I rispondenti vengono suddivisi in tre categorie: promotori (9-10), passivi (7-8) e detrattori (0-6). Il punteggio finale si ottiene sottraendo la percentuale dei detrattori da quella dei promotori.

L’NPS è particolarmente utile perché non si limita a valutare la singola interazione, ma offre una visione complessiva della percezione del brand, evidenziando trend generali sulla soddisfazione e sulla fedeltà della clientela. Aziende come Apple e Amazon utilizzano regolarmente questo parametro per affinare le loro strategie e ottimizzare il coinvolgimento degli utenti.

  • Customer Satisfaction Score (CSAT)

Mentre l’NPS si concentra sulla fedeltà a lungo termine, il CSAT valuta la soddisfazione immediata nell’ambito di una specifica interazione con il brand, ad esempio un acquisto, un contatto con l’assistenza clienti o la fruizione di un servizio. I clienti vengono invitati a rispondere a una domanda del tipo: “Quanto sei soddisfatto della tua esperienza?”, con risposte in scala da 1 a 5 o da 1 a 7.

Più il punteggio medio risulta elevato, maggiore sarà il livello di soddisfazione. Il CSAT è utile per comprendere in tempo reale eventuali problemi o criticità all’interno del percorso cliente, permettendo interventi tempestivi sulle aree di miglioramento.

  • Customer Effort Score (CES)

La customer experience non dipende solo dalla soddisfazione, ma anche dal grado di facilità con cui i clienti possono completare un’interazione. Il CES misura lo sforzo richiesto per ottenere un determinato risultato, come completare un acquisto, risolvere un problema con il servizio clienti o trovare un’informazione sul sito web.

Questo KPI si basa su una domanda del tipo: “Quanto è stato facile risolvere la tua richiesta?” , con una scala da “molto facile” a “molto difficile”. Studi hanno dimostrato che un CES basso (cioè un’interazione poco faticosa) è fortemente correlato alla fedeltà dei clienti, poiché ridurre la complessità dell’esperienza migliora la percezione del brand.

Strumenti e software per il monitoraggio

Grazie all’evoluzione delle tecnologie di customer analytics esistono numerosi strumenti che permettono di raccogliere, analizzare e interpretare i dati relativi alla customer experience. Questi software aiutano le aziende a monitorare i KPI in tempo reale, generando insights utili per migliorare il servizio clienti, personalizzare le interazioni e ottimizzare il percorso d’acquisto. La scelta dello strumento dipende dalle dimensioni del business, dal tipo di interazione con i clienti e dagli obiettivi specifici della strategia; tuttavia, l’elemento comune tra tutte queste soluzioni è la loro capacità di trasformare i dati in insight concreti per migliorare il rapporto tra brand e consumatore.

  • Zendesk

Uno dei tool più diffusi per la gestione della customer experience è Zendesk, che offre funzionalità avanzate per la rilevazione della soddisfazione del cliente, l’automazione dei flussi di assistenza e l’analisi delle conversazioni con l’utente. Grazie all’uso di chatbot basati su intelligenza artificiale, riduce i tempi di attesa e facilita la risoluzione delle richieste, migliorando il Customer Effort Score. Il software consente anche di compilare report personalizzati sui KPI di customer experience, fornendo dati dettagliati su NPS, CSAT e CES. Le aziende che adottano Zendesk riescono a ottenere tempi di risposta più rapidi, aumentando significativamente la soddisfazione dei clienti.

  • Qualtrics

Questo strumento si distingue per la capacità di condurre analisi approfondite di customer experience attraverso sondaggi automatizzati, sentiment analysis e modelli predittivi basati su machine learning. Qualtrics raccoglie feedback in modo continuo, permettendo di individuare tempestivamente aree di miglioramento e anticipare le esigenze dei clienti. Un’altra funzionalità chiave è il Voice of Customer (VoC), che analizza feedback testuali, recensioni e interazioni sui social media per comprendere a fondo l’opinione del pubblico. Molti brand utilizzano Qualtrics per valutare il grado di engagement e perfezionare la customer experience tramite azioni mirate.

  • Medallia

Medallia è una piattaforma specializzata nell’analisi della customer experience su scala globale. Il software raccoglie dati da diversi canali, tra cui email, chat, social media e interazioni telefoniche, offrendo una visione integrata delle esperienze vissute dai clienti. Una delle sue caratteristiche distintive è la real-time analytics, che consente di intervenire immediatamente quando vengono rilevati picchi di insoddisfazione nel servizio. Inoltre, l’uso dell’intelligenza artificiale permette di identificare pattern ricorrenti e proporre azioni correttive, migliorando la fidelizzazione a lungo termine.

Oltre a questi strumenti, molte aziende integrano sistemi di CRM evoluti, applicazioni per sentiment analysis e piattaforme di customer journey mapping per ottimizzare ulteriormente l’esperienza utente.

Strategie e tecniche per migliorare la customer experience

Implementare strategie efficaci per migliorare la customer experience significa intervenire sia sugli aspetti tecnologici che su quelli organizzativi, lavorando sulla personalizzazione, sull’ottimizzazione dell’interfaccia utente, sull’automazione e sulla costruzione di una cultura aziendale customer-centric.

Dal punto di vista pratico, il content marketing ha un ruolo determinante nel migliorare l’esperienza dell’utente, fornendo contenuti pertinenti e di valore lungo tutto il customer journey, e creare strategie di marketing conversazionale consente di costruire relazioni più coinvolgenti e aumentare l’engagement senza risultare invasivi.

Il successo delle aziende leader nel settore della CX dimostra quanto l’attenzione ai dettagli e alla gestione dell’interazione con il cliente generi impatti concreti sulla fidelizzazione e sulle conversioni. Amazon, Netflix e Disney sono esempi emblematici di brand che hanno ridefinito l’esperienza del cliente puntando su queste leve. Di seguito, analizziamo le principali strategie da usare combinando tecnologia, dati e un approccio orientato al cliente.

Creazione di un’esperienza personalizzata

Lo abbiamo detto: uno degli aspetti più rilevanti è la capacità di offrire interazioni su misura, adattate alle preferenze e ai comportamenti dell’utente. I clienti si aspettano sempre di più che i brand comprendano in anticipo i loro bisogni e che le esperienze d’acquisto siano modellate intorno alle loro abitudini.

La personalizzazione si basa principalmente sull’analisi dei dati. Sistemi avanzati di customer data analysis permettono di raccogliere informazioni sui comportamenti, le preferenze e le abitudini di consumo, per poi utilizzarle per creare esperienze più pertinenti. Amazon, ad esempio, sfrutta un algoritmo predittivo che suggerisce prodotti in base alla cronologia di acquisto, migliorando il coinvolgimento e la probabilità di conversione.

Per garantire una personalizzazione efficace è essenziale adottare un approccio omnicanale, lavorando in maniera proattiva a rafforzare brand identity e brand awareness per garantire che la percezione del marchio sia uniforme e riconoscibile, creando un legame più forte con il pubblico.

Un cliente che scopre un prodotto sul sito web, lo aggiunge al carrello da mobile e poi completa l’acquisto in negozio si aspetta che l’esperienza sia perfettamente integrata. I sistemi CRM avanzati e le piattaforme di customer journey mapping permettono di garantire una transizione fluida tra tutti i canali, evitando interruzioni o incoerenze che potrebbero generare frustrazione nel consumatore.

Personalizzare l’esperienza non significa solo proporre prodotti su misura, ma anche adattare la comunicazione: email, notifiche push e messaggi personalizzati possono migliorare il tasso di apertura e conversione, rafforzando il legame tra cliente e brand.

Un utilizzo responsabile dei dati è però fondamentale. La personalizzazione non deve risultare invasiva o eccessiva, per non compromettere la fiducia del cliente. Mantenere trasparenza sulle modalità di utilizzo dei dati e offrire la possibilità di gestire le proprie preferenze in autonomia rappresentano buone pratiche per rendere la personalizzazione un valore aggiunto e non un limite alla fiducia nel brand.

Potenziamento della UX e dell’interfaccia digitale

La resa della strategia dipende anche dal modo in cui l’utente interagisce con piattaforme digitali come siti web, app e chatbot. Un’esperienza di navigazione fluida, intuitiva e senza ostacoli migliora la soddisfazione del cliente e aumenta il tasso di conversione, riducendo inoltre il rischio di abbandono.

Secondo il Baymard Institute, il 69% dei carrelli negli e-commerce viene abbandonato prima di completare l’acquisto, spesso a causa di problemi relativi alla UX, come processi di checkout complessi, interfacce poco intuitive o tempi di caricamento troppo lunghi. Un’esperienza utente ben progettata riduce queste problematiche, facilitando l’interazione del cliente con il brand.

L’ottimizzazione dell’interfaccia passa attraverso diversi aspetti:

  • Velocità e prestazioni: un sito lento o un’app poco reattiva portano rapidamente l’utente ad abbandonare la sessione. La riduzione dei tempi di caricamento è fondamentale per mantenere alta l’attenzione dell’utente.
  • Navigazione intuitiva: una struttura chiara e lineare, con percorsi di interazione ben definiti, rende l’esperienza più piacevole e migliora il tempo di permanenza sulle piattaforme digitali.

Un altro elemento chiave è l’integrazione di chatbot e live chat. L’assistenza virtuale in tempo reale consolida la sensazione di supporto immediato, riduce la frustrazione degli utenti e rende più efficiente la gestione delle richieste, ottimizzando la customer experience complessiva.

Il potenziamento non riguarda solo le piattaforme digitali, ma anche le interazioni tra online e offline, garantendo un’esperienza fluida per il cliente e riducendo al minimo le frizioni lungo il percorso d’acquisto.

Automazione e intelligenza artificiale nella CX

L’adozione di strumenti basati su intelligenza artificiale e automazione ha trasformato anche la gestione della customer experience, migliorando la reattività del servizio, riducendo i tempi di attesa e offrendo esperienze più personalizzate.

Uno degli ambiti di maggiore sviluppo è l’introduzione di chatbot e assistenti virtuali, che consentono di rispondere in tempo reale alle richieste degli utenti. Piattaforme avanzate come Zendesk AI e Google Dialogflow rendono sempre più sofisticata l’integrazione di soluzioni basate su elaborazione del linguaggio naturale, permettendo ai clienti di risolvere problemi o ottenere informazioni senza dover attendere l’intervento di un operatore umano.

L’intelligenza artificiale viene utilizzata anche per la personalizzazione predittiva: sistemi di recommendation AI, come quelli implementati da Amazon o Netflix, analizzano il comportamento dell’utente per suggerire contenuti o prodotti che potrebbero essere di suo interesse, aumentando il coinvolgimento e il tempo di permanenza sulla piattaforma.

Anche nel settore del customer support l’AI gioca un ruolo rilevante nell’ottimizzazione delle richieste. Molti brand impiegano algoritmi di machine learning per instradare le domande dei clienti all’operatore più adeguato, migliorando l’efficienza operativa e riducendo i tempi di risposta.

La customer centricity come filosofia aziendale

La tecnologia e i processi ottimizzati non sono sufficienti se l’intera struttura aziendale non è orientata al cliente: serve un approccio customer-centric, che mette il consumatore al centro della strategia, garantendo un’esperienza coerente e positiva su tutti i livelli organizzativi.

Per costruire una cultura realmente basata sulla customer experience è necessario adottare una visione globale, che coinvolga non solo i reparti di assistenza o marketing, ma l’intera organizzazione. Ogni touchpoint con il cliente deve essere considerato un’opportunità per rafforzare la relazione e migliorare la percezione del brand. Inoltre, un’azienda è realmente customer-centric se conosce a fondo bisogni, desideri e motivazioni dei suoi clienti, sfruttando anche strumenti come la piramide di Maslow per comprendere quali siano i fattori chiave nelle decisioni di acquisto.

Un aspetto fondamentale della customer centricity è la formazione del personale: dipendenti consapevoli dell’importanza della CX e formati per gestire in modo efficace le richieste dei clienti contribuiscono a offrire un’interazione di alta qualità. Brand come Ritz-Carlton e Zappos hanno fatto della cultura customer-centric un elemento distintivo, investendo nella creazione di team altamente preparati e orientati alla soddisfazione del cliente.

Una strategia di customer centricity non si limita a rispondere alle esigenze esistenti, ma punta ad anticipare i bisogni e a superare le aspettative, trasformando i clienti in promotori spontanei del brand.

Esempi concreti di brand con un’ottima customer experience

Li abbiamo citati varie volte, ma ora è il momento di dare uno sguardo da vicino alle aziende che hanno saputo distinguersi nella gestione della customer experience e costruito modelli di riferimento che combinano tecnologia, personalizzazione e ottimizzazione dei touchpoint. Alcuni brand hanno ridefinito interi settori, trasformando il modo in cui i consumatori interagiscono con i loro prodotti e servizi.

Tra i casi più esemplificativi spiccano Disney, Amazon e Zara, ciascuno con un approccio unico alla CX. Disney offre un’esperienza immersiva, basata su un engagement emozionale senza pari; Amazon ha rivoluzionato il concetto di acquisto, puntando su rapidità e fluidità; Zara ha unito il digitale e il retail fisico, integrando tecnologie avanzate per migliorare la customer journey nei negozi.

  • Disney e l’esperienza immersiva

Disney ha elevato la customer experience a un livello senza precedenti, creando esperienze immersive e memorabili sia nei suoi parchi tematici che nel mondo digitale. Il successo del marchio non si basa solo sulla qualità dei contenuti, ma sulla capacità di costruire un universo coinvolgente che trasporta i clienti all’interno delle storie.

Uno degli elementi chiave della CX di Disney è la cura dei dettagli nei suoi parchi a tema. Ogni attrazione, evento o interazione con il personale è progettata per creare una narrazione continua, in cui i visitatori non sono semplici spettatori, ma parte attiva dell’esperienza. Il programma Disney MagicBands, ad esempio, permette agli ospiti di accedere agli hotel, prenotare attrazioni e pagare i pasti con un solo dispositivo, riducendo le frizioni e migliorando la fluidità della visita.

L’innovazione tecnologica è un altro pilastro della CX Disney. La compagnia utilizza intelligenza artificiale e big data per personalizzare l’esperienza dei visitatori. Attraverso il sistema Disney Genie+, ad esempio, propone itinerari personalizzati in base alle preferenze e alla disponibilità delle attrazioni, riducendo i tempi di attesa e migliorando la gestione del flusso di visitatori.

Anche l’assistenza clienti è un aspetto determinante. Disney addestra il proprio personale (i Cast Members) a creare momenti magici , incentivando un approccio empatico e proattivo. Ogni interazione è pensata per rafforzare il legame emotivo tra il brand e il cliente, promuovendo la fedeltà al marchio.

L’esperienza Disney dimostra come una customer experience studiata nei dettagli possa trasformare un servizio in un ricordo indelebile, aumentando la soddisfazione e la retention nel lungo termine.

  • Amazon e la semplificazione del processo d’acquisto

Amazon è uno dei leader mondiali nel fornire esperienza di qualità al cliente, avendo trasformato il modo in cui i consumatori acquistano online. La sua strategia si basa su un mix di velocità, convenienza e automazione, che riduce al minimo qualsiasi ostacolo presente nel processo d’acquisto.

Uno degli elementi distintivi della CX di Amazon è la politica di consegna ultra-rapida. Con il programma Amazon Prime la compagnia garantisce spedizioni in un giorno o addirittura in poche ore, eliminando uno dei principali punti di frizione nell’e-commerce: l’attesa della consegna.

L’esperienza d’acquisto è ottimizzata tramite un’interfaccia intuitiva e algoritmi avanzati di personalizzazione: Amazon utilizza machine learning e analisi dei dati per suggerire prodotti in base alle abitudini di acquisto dell’utente, migliorando la rilevanza delle offerte e incentivando le conversioni. Questa capacità predittiva si riflette anche nel sistema di riordino automatico (Amazon Dash) e nei dispositivi Alexa, che permettono di effettuare acquisti con comandi vocali.

Anche il servizio clienti di Amazon è un elemento chiave della CX. La piattaforma offre resi semplificati, rimborsi immediati e un’assistenza attiva 24/7, garantendo un livello di supporto che riduce al minimo le frustrazioni del cliente. Questo approccio ha permesso all’azienda di costruire un elevato livello di fiducia e fedeltà , diventando il brand più apprezzato dai consumatori a livello globale secondo diversi report di customer satisfaction .

La strategia di Amazon dimostra che una CX efficace non si basa solo sulla qualità del prodotto, ma sulla rimozione di qualsiasi ostacolo nell’interazione del cliente con il brand, rendendo l’acquisto il più semplice e immediato possibile.

  • Zara e la digitalizzazione nei negozi fisici

Zara ha ridefinito il settore della moda, combinando l’agilità del fast fashion con un’integrazione avanzata tra digitale e retail fisico; la strategia del brand si basa su un uso intelligente della tecnologia per migliorare l’esperienza d’acquisto nei negozi, ottimizzando tempi e interazioni.

Uno degli aspetti più innovativi della CX di Zara è l’uso dei camerini interattivi: attraverso specchi dotati di intelligenza artificiale, i clienti possono visualizzare suggerimenti di outfit complementari basati sul capo che stanno provando, arricchendo l’esperienza d’acquisto senza la necessità di cercare manualmente altri articoli.

Il brand ha anche introdotto il sistema di checkout autonomo, che riduce le code alle casse. I clienti possono pagare tramite un sistema RFID che riconosce automaticamente i capi nel carrello, semplificando il processo e migliorando il flusso in negozio.

L’integrazione tra online e offline è un altro punto di forza della CX di Zara. Il servizio click-and-collect permette ai clienti di acquistare online e ritirare gli ordini in negozio, minimizzando i tempi di attesa e garantendo un’esperienza fluida tra i diversi canali. Inoltre, la disponibilità degli articoli in-store viene aggiornata in tempo reale sull’app, consentendo agli utenti di verificare la presenza di un prodotto prima di visitare il negozio fisico.

Zara utilizza anche l’analisi dei dati per prevedere la domanda, riducendo gli sprechi e garantendo la disponibilità dei capi più ricercati. L’adozione di questa strategia ha portato il brand a ridurre i tempi di produzione a due settimane rispetto alla media del settore , offrendo ai clienti sempre nuove collezioni in tempi record .

L’esperienza d’acquisto nei negozi Zara dimostra come la tecnologia possa essere utilizzata non solo per migliorare l’efficienza operativa, ma soprattutto per offrire un percorso più fluido e coinvolgente per il cliente, riducendo gli attriti e aumentando la soddisfazione complessiva.

Customer Experience: le FAQ e i dubbi principali

L’esperienza del cliente è ormai un elemento centrale nella strategia di qualsiasi azienda e i casi studio appena analizzati ci confermano anche che le migliori esperienze non sono casuali, ma il risultato di una strategia ben studiata, basata su innovazione, personalizzazione e riduzione delle frizioni.

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La differenza tra un brand che cresce e uno che fatica a fidelizzare i propri clienti non è solo nella qualità del prodotto o del servizio offerto, ma soprattutto nel modo in cui l’intero percorso di interazione viene gestito. Investire nella customer experience significa quindi migliorare la soddisfazione del cliente, ridurre l’abbandono e costruire un legame solido e duraturo con il proprio pubblico.

Le aziende che hanno compreso l’importanza della CX e implementano strategie mirate ottengono maggiori conversioni, engagement e fedeltà. L’uso di tecnologie avanzate, l’ottimizzazione della user experience e un approccio customer-centric permettono di offrire esperienze fluide e coinvolgenti su tutti i touchpoint.

Per fornire ulteriori chiarimenti, ecco una serie di domande frequenti sulla customer experience, con risposte strutturate per approfondire i concetti trattati.

  1. Che cos’è la Customer Experience?

La customer experience è l’insieme delle percezioni che un cliente sviluppa lungo tutto il suo percorso di interazione con un brand, dai primi contatti fino al post-vendita. Comprende emozioni, aspettative e la qualità dei touchpoint utilizzati.

  1. A cosa serve la customer experience?

Una customer experience ben progettata migliora la soddisfazione del cliente, aumenta la fidelizzazione e differenzia il brand dai competitor. Inoltre, riduce il churn rate e incentiva il passaparola positivo.

  1. Quali sono i principi fondamentali della customer experience?

Tra i principi chiave della CX troviamo personalizzazione, coerenza omnicanale, semplicità e rapidità nell’interazione con il brand. L’obiettivo è costruire percorsi fluidi ed efficaci, riducendo le frizioni per il cliente.

  1. Dove comincia la Customer Experience?

L’esperienza del cliente inizia dal primo punto di contatto con il brand, che può essere un annuncio pubblicitario, una recensione online o una navigazione sul sito web. Ogni interazione successiva contribuisce a modellare la percezione complessiva.

  1. Su cosa si basa la customer experience?

Si fonda sull’ottimizzazione del percorso cliente, sulla personalizzazione delle interazioni e sulla capacità del brand di anticipare e risolvere le esigenze degli utenti in modo fluido e coerente.

  1. Qual è la differenza tra Customer Experience e User Experience?

La Customer Experience (CX) riguarda l’interazione complessiva di un cliente con un brand su tutti i punti di contatto. La User Experience (UX) si concentra invece sull’esperienza d’uso di specifici prodotti o servizi, come un sito web o un’app. La CX è quindi un concetto più ampio, che include la UX come una sua componente. La UX si focalizza sull’usabilità e l’accessibilità, mentre la CX si estende a tutti gli aspetti del rapporto con il cliente.

  1. Perché la customer experience è diventata oggi così importante?

L’aumento della concorrenza e delle aspettative dei clienti ha reso la CX un elemento differenziante cruciale. Gli utenti scelgono non solo in base al prezzo, ma anche in base alla qualità dell’esperienza offerta.

  1. Quali sono le statistiche chiave della CX?
  • Il 73% dei consumatori considera la CX un fattore determinante nella scelta di un brand. (Fonte: PwC)
  • Il 50% dei clienti cambia brand dopo una sola esperienza negativa. (Fonte: Zendesk)
  • Il 91% degli utenti legge recensioni online prima di un acquisto. (Fonte: BrightLocal)
  1. Chi si occupa della customer experience in azienda?

La gestione della CX coinvolge più figure, tra cui il Customer Experience Manager, il Customer Success Manager, i team di marketing, customer service e sviluppo prodotto.

  1. Su cosa si basa la customer experience e come migliorarla?

Si basa sulla capacità di comprendere le necessità dei clienti e ottimizzare il loro percorso di interazione. Può essere migliorata attraverso personalizzazione, UX intuitiva, automazione e strategie omnicanale.

  1. Quali sono i principi fondamentali per migliorare la CX?

Migliorare la customer experience implica lavorare su più aspetti dell’interazione tra azienda e cliente per garantire processi più fluidi e personalizzati. Tra i principi chiave:

  • Personalizzazione delle interazioni → Offrire esperienze su misura in base ai comportamenti e alle preferenze del cliente, utilizzando dati e tecnologie predittive.
  • Coerenza omnicanale → Assicurare che ogni touchpoint, sia esso digitale o fisico, offra un’esperienza uniforme e senza discontinuità.
  • Semplicità d’uso e rapidità → Eliminare frizioni nel percorso del cliente, riducendo i tempi di risposta e semplificando l’accesso ai servizi.
  • Ascolto attivo e feedback continuo → Integrare strumenti per la raccolta dei pareri dei clienti e utilizzare queste informazioni per migliorare costantemente i processi.
  • Gestione proattiva dei problemi → Anticipare criticità e fornire soluzioni prima che il cliente debba lamentarsi o fare richieste di supporto.

Un’azienda che ottimizza queste aree non solo migliora la percezione del suo brand, ma aumenta anche la fedeltà e la propensione all’acquisto ripetuto.

  1. Come si misura la customer experience?

Gli strumenti più comuni per misurare la CX includono KPI come NPS, CSAT e CES, che valutano la soddisfazione, l’impegno e la facilità di interazione.

  1. Come si misura la qualità della Customer Experience?

Attraverso sondaggi di feedback, analisi comportamentali, recensioni online e metriche operative che monitorano il comportamento degli utenti lungo la customer journey.

  1. Quali sono i comportamenti chiave alla base della customer experience?

Un brand che garantisce una risposta rapida alle richieste, processi fluidi, assistenza proattiva e un’esperienza personalizzata costruisce un’interazione efficace con il cliente.

  1. Quali sono le tecnologie a supporto della customer experience?

AI, CRM avanzati, chatbot, self-service digitale, analytics predittivi e sistemi di marketing automation migliorano la gestione della CX.

  1. Quali strumenti sono più efficaci per ottimizzare la CX?

Tra le piattaforme più utilizzate troviamo Zendesk, Qualtrics o Medallia, oltre ai CRM come Salesforce e HubSpot per la gestione dell’interazione cliente.

  1. Quali sono i tre livelli della piramide della CX?

Secondo il modello di Manning e Bodine, la CX si suddivide in:

  • Funzionalità (soddisfare le esigenze di base)
  • Accessibilità (facilità di utilizzo e interazione)
  • Emozione (esperienza memorabile e coinvolgimento).
  1. Quali sono i 6 pilastri della customer experience?

Secondo il modello KPMG, la CX si basa su sei pilastri fondamentali che definiscono il livello di soddisfazione e fedeltà del cliente:

  1. Personalizzazione → L’adattamento dell’esperienza alle esigenze del singolo cliente crea un legame emotivo più forte e aumenta la fiducia nel brand.
  2. Integrità → La trasparenza e l’affidabilità dell’azienda incidono sulla percezione del cliente, che valuta se un marchio è davvero degno di fiducia.
  3. Risoluzione dei problemi → Anche le migliori esperienze possono fallire in qualche punto del percorso cliente; ciò che fa la differenza è la capacità dell’azienda di gestire e risolvere i problemi rapidamente.
  4. Gestione delle aspettative → Le promesse fatte ai consumatori devono essere realistiche e sempre rispettate per evitare disillusione e frustrazione.
  5. Tempo e impegno ridotti → Quanto più semplice e intuitivo è il percorso d’acquisto, tanto più alta sarà la probabilità che il cliente completi il processo e ritorni.
  6. Empatia → Comprendere le esigenze del cliente e dimostrare attenzione verso le sue necessità porta a un’esperienza più piacevole e fidelizzante.

Le aziende che eccellono nella CX riescono a bilanciare questi sei elementi e a integrarli strategicamente in tutti gli aspetti della relazione con il cliente.

  1. Quante fasi ha la customer experience?

La customer experience si sviluppa attraverso diverse fasi, che rappresentano l’intero percorso del cliente con un brand. Generalmente, viene suddivisa in cinque fasi principali:

  1. Consapevolezza → Il cliente scopre il brand tramite pubblicità, social media, passaparola o altre forme di marketing.
  2. Considerazione e valutazione → L’utente inizia a raccogliere informazioni, confrontare offerte e prendere in considerazione l’acquisto.
  3. Acquisto e interazione → L’esperienza di acquisto gioca un ruolo fondamentale, comprese la trasparenza dei costi, la facilità del checkout e la disponibilità dell’assistenza.
  4. Esperienza post-acquisto → Il livello di soddisfazione dipende dalla qualità del prodotto/servizio, dal supporto disponibile e dalla semplicità di eventuali resi o modifiche all’ordine.
  5. Fidelizzazione e advocacy → Se l’esperienza complessiva è positiva, il cliente continua a interagire con il brand e diventa un promotore attivo attraverso recensioni e passaparola.

Ottimizzare ogni fase permette di costruire una CX più efficace e di aumentare il valore del cliente nel tempo.

  1. Quali sono le principali dimensioni della customer experience a livello esperienziale?

La CX si sviluppa attorno a tre dimensioni chiave: emozionale (come il cliente percepisce l’interazione), funzionale (quanto è facile e utile) e relazionale (qualità del rapporto con il brand).

  1. Quali sono i principali obiettivi di chi disegna la customer experience?

Il principale obiettivo è migliorare il rapporto cliente-brand, ridurre le frizioni nella customer journey e aumentare tassi di conversione e fidelizzazione.

  1. Come andare oltre la customer experience?

L’evoluzione della CX passa per esperienze iper-personalizzate e dinamiche, con uso avanzato di intelligenza artificiale e interazioni sempre più fluide tra fisico e digitale.

  1. Quali sono i tre trend che stanno determinando il passaggio alla nuova forma di customer experience?

L’evoluzione della customer experience è continua e si adatta ai cambiamenti tecnologici e alle nuove abitudini dei consumatori. Attualmente, tre tendenze stanno ridefinendo il concetto di CX:

  • Automazione e intelligenza artificiale → Chatbot avanzati, assistenti virtuali e soluzioni di AI predittiva consentono di ottimizzare le interazioni, ridurre i tempi di risposta e offrire un supporto personalizzato 24/7.
  • Omnicanalità e integrazione phygital → Le esperienze cliente devono essere coerenti tra digitale e spazio fisico, permettendo ai consumatori di spostarsi da un canale all’altro senza interruzioni. Sempre più aziende adottano soluzioni come il click-and-collect e il supporto integrato tra app e negozio per migliorare la fluidità dell’esperienza.
  • Esperienza personalizzata e proattiva → L’uso avanzato di dati e machine learning permette di prevedere le esigenze del consumatore prima ancora che le manifesti, offrendo soluzioni mirate e migliorando il coinvolgimento.

Questi trend mostrano come la CX stia evolvendo verso un’esperienza sempre più intuitiva, personalizzata e integrata, rispondendo alle aspettative di un pubblico sempre più esigente.

  1. Come si chiama il contesto in cui sono sviluppate le esperienze del cliente?

Il concetto di customer experience si inserisce all’interno di un paradigma più ampio, spesso definito “economia dell’esperienza”. Questa espressione, sviluppata da Pine e Gilmore nel 1999, descrive un modello economico in cui il fattore emozionale e il valore percepito diventano determinanti nel processo d’acquisto. Nell’economia dell’esperienza i consumatori non si limitano più a valutare solo il prodotto, ma danno priorità alla qualità dell’interazione con il brand. Per questo motivo, aziende come Disney, Apple e Starbucks hanno puntato non solo sulla loro offerta, ma sulla creazione di esperienze coinvolgenti che fidelizzano e differenziano il marchio dalla concorrenza. L’evoluzione del concetto evidenzia come l’esperienza sia diventata un asset competitivo che influisce direttamente sulla fedeltà dei clienti e sul successo di lungo periodo delle aziende.

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